Seggi al Sud, ultimatum al Carroccio: spazio agli ex Dc, in pole Mastella junior

di Federica Fantozzi
Sul piatto c'è il Nord versus il Sud. Erano molti i temi
al centro del vertice di Arcore atteso ma ancora interlocutorio per
definire i contorni dell'alleanza elettorale del centrodestra.
Ma il nodo più urgente era quello delle candidature, che
andranno presentate entro le ore 20 del 29 gennaio. Intanto la
spartizione, con Lega e Fi intorno al 35-40%, FdI al 15-20% e il
nodo (sciolto) del riconoscimento della quarta gamba della
coalizione. Un risiko a più livelli: non solo i collegi
uninominali impongono candidati comuni a tutti gli alleati, anche i
listini sono terra di incursioni da parte di esterni che vogliono
essere collocati nei primo posti di zone sicure. Amici di, parenti,
fidanzati, protetti: gli sherpa che fanno le liste in questi giorni
sono assediati di richieste.
Per Fi la pratica è in mano all'avvocato Niccolò Ghedini (con l'aiuto di Sestino Giacomoni), nella Lega se ne occupa il fidatissimo Giancarlo Giorgetti, mentre FdI, partito dalle dimensioni assai più ridotte, ha affidato il dossier direttamente ai leader Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. «Noi con l'Italia», il rassemblement di ex Pdl ed ex Dc si affida ai plenipotenziari Maurizio Lupi, Enrico Costa e Saverio Romano. Da oggi le delegazioni si incontreranno.
Ogni forza ha la sua specificità: il Carroccio punta soprattutto su quadri e amministratori locali, rodati nel Nord Est dove prevede di consolidare la propria forza incamerando anche il Friuli per il capogruppo a Montecitorio Massimiliano Fedriga. Partita tutta da giocare: per cedere la terza Regione a Matteo Salvini (dopo Lombardia e Veneto), Silvio Berlusconi chiede in cambio il Lazio per Maurizio Gasparri (o, se accetterà, per il giornalista Rai Gennaro Sangiuliano).
Insomma, Fi rinuncia a qualcosa nel settentrione, in cambio di bandierine nel Centro-Sud. Anche perché Salvini ha bisogno di trasformare la Lega anche nei fatti da ridotta nordista a partito nazionale. E qui entra in ballo la soluzione, trovata nelle trattative, per far digerire al Carroccio «Noi con l'Italia», la quarta gamba del centrodestra, con cui fino a ieri si rifiutava di trattare (infatti, niente invito ad Arcore). Il messaggio recapitato a Salvini nelle scorse ore era chiaro: Raffaele Fitto in Puglia alle ultime Europee ha preso 284mila preferenze; l'ex ministro Romano in Sicilia ha contribuito con decisione alla vittoria di Nello Musumeci; l'ex alfaniano Antonio Gentile in Calabria è potente, quanto lo è il senatore Augello nel Lazio. L'Udc di Lorenzo Cesa in Calabria ha preso il 7%, come gli uomini di Romano. Clemente Mastella, che non ha ancora aderito al quarto polo, è ben radicato nell'entroterra campano, e non solo a Benevento di cui è sindaco: potrebbe mettere i suoi consensi a disposizione della coalizione, ma punta a un collegio per suo figlio Pellegrino.
Lunedì 8 Gennaio 2018, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 08-01-2018 17:14
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Per Fi la pratica è in mano all'avvocato Niccolò Ghedini (con l'aiuto di Sestino Giacomoni), nella Lega se ne occupa il fidatissimo Giancarlo Giorgetti, mentre FdI, partito dalle dimensioni assai più ridotte, ha affidato il dossier direttamente ai leader Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. «Noi con l'Italia», il rassemblement di ex Pdl ed ex Dc si affida ai plenipotenziari Maurizio Lupi, Enrico Costa e Saverio Romano. Da oggi le delegazioni si incontreranno.
Ogni forza ha la sua specificità: il Carroccio punta soprattutto su quadri e amministratori locali, rodati nel Nord Est dove prevede di consolidare la propria forza incamerando anche il Friuli per il capogruppo a Montecitorio Massimiliano Fedriga. Partita tutta da giocare: per cedere la terza Regione a Matteo Salvini (dopo Lombardia e Veneto), Silvio Berlusconi chiede in cambio il Lazio per Maurizio Gasparri (o, se accetterà, per il giornalista Rai Gennaro Sangiuliano).
Insomma, Fi rinuncia a qualcosa nel settentrione, in cambio di bandierine nel Centro-Sud. Anche perché Salvini ha bisogno di trasformare la Lega anche nei fatti da ridotta nordista a partito nazionale. E qui entra in ballo la soluzione, trovata nelle trattative, per far digerire al Carroccio «Noi con l'Italia», la quarta gamba del centrodestra, con cui fino a ieri si rifiutava di trattare (infatti, niente invito ad Arcore). Il messaggio recapitato a Salvini nelle scorse ore era chiaro: Raffaele Fitto in Puglia alle ultime Europee ha preso 284mila preferenze; l'ex ministro Romano in Sicilia ha contribuito con decisione alla vittoria di Nello Musumeci; l'ex alfaniano Antonio Gentile in Calabria è potente, quanto lo è il senatore Augello nel Lazio. L'Udc di Lorenzo Cesa in Calabria ha preso il 7%, come gli uomini di Romano. Clemente Mastella, che non ha ancora aderito al quarto polo, è ben radicato nell'entroterra campano, e non solo a Benevento di cui è sindaco: potrebbe mettere i suoi consensi a disposizione della coalizione, ma punta a un collegio per suo figlio Pellegrino.
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